Il più famoso “amico” dell’Elba, anche se suo malgrado, fu Napoleone Bonaparte, sbarcato il 3 Maggio 1814 a Portoferraio come nuovo sovrano, preceduto da un proclama alla popolazione.
Il giorno successivo fu subito innalzata la nuova bandiera da lui creata: la famosa bandiera bianca con una striscia rossa e tre api, simbolo della operosità del popolo elbano. L’originale è conservata alla Villa dei Mulini.
Napoleone era un po’ dubbioso sull’accoglienza che gli avrebbero riservato gli elbani. A Portoferraio gli consegnarono le chiavi della città, l’unico paese che gli fece resistenza fu Capoliveri. Non per niente forse il nome di Capoliveri viene dal latino “Caput liberum” il capo dei liberi, cioè il capo dei ribelli!
La leggenda racconta che già arrivato a Lacona, a pochi chilometri da Capoliveri, quando pretese di sostituire un contadino alla guida del suo aratro ebbe la sorpresa di constatare che nemmeno i buoi gli obbedivano, figurarsi i loro padroni!
Proseguendo la sua avanzata, sulla piana di Mola, ai piedi di Capoliveri, gli vennero negate le chiavi della città; detto fatto fece sistemare i cannoni minacciando di radere al suolo il paese.
La tradizione racconta che Capoliveri scelse per intercedere presso il Sovrano e inviò a parlamentare con lui, una bellissima donna chiamata la Vantina. La tradizione non dice come mai e non ci dà altri particolari, ma il giorno stesso Napoleone sciolse l’assedio e si allontanò da Capoliveri. Ancora oggi a Capoliveri c’è una bella piazzetta intitolata alla Vantina.
Gli elbani furono subito affascinati da Napoleone che in poco tempo cambiò volto all’Elba: dalla gestione dei cani randagi, alla creazione delle fogne, dalla costruzione di nuove strade ed edifici pubblici alla sistemazione delle miniere, dallo sviluppo delle colture, viti, olivo, cereali, patata, alla trasformazione della chiesa del Carmine in teatro, non c’era aspetto della vita isolana di cui il Sovrano non si occupasse!
La sua vita privata si svolgeva nella Villa dei Mulini da lui edificata su un precedente edificio, lì cercò di riprodurre la vita di corte. Poteva dominare dalla villa, situata su un bel promontorio di Portoferraio, tutta la città, il porto, le navi ed il mare…chissà che da lì non abbia cominciato a progettare una rivincita futura!
La sorella Paolina e la madre gli facevano compagnia, ma lui scriveva lettere di profonda nostalgia per la moglie Maria Luisa ed il figlioletto, che spera di poter ospitare all’Elba.
Nello stesso tempo scrive lettere d’amore all’amante Maria Walewska che lo venne a trovare. Sembra che gli isolani credessero che la bionda polacca fosse l’Imperatrice!
Ci racconta tutto un bell’articolo del giornalista Stefano Bramanti, che ha trovato i manoscritti nella biblioteca personale dello storico Fulvio Montauti.
In attesa dei denari che non arrivarono mai, promessi dai vincitori per far fronte alle esigenze di un Sovrano sia pure in esilio, viveva di piccole entrate personali, dei risparmi dei familiare e delle imposte che versavano le piccole attività isolane. Era troppo deprimente per un Imperatore!
Appena saputo che il Congresso che si terrà a Vienna, sta progettando di trasferirlo altrove, Napoleone comincia a preparare la fuga: il 16 febbraio dà ordine di preparare ed armare un brigantino. Il 26 febbraio lascia segretamente l’Elba…
A noi restano le testimonianze sul nostro territorio, lasciate da un uomo, nel bene e nel male, eccezionale!