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Giorgio Faletti: all’Isola d’Elba presenta il suo ultimo libro!

I suoi bestsellers vendono milioni di copie. Li scrive all’Elba guardando il mare. Così l’ex comico è diventato il Dan Brown italiano. Come nascono i suoi libri? «Sveglia alle otto, colazione, salvifici ciondolii senza costrutto e poi, via, al computer. E’ un percorso lungo. Dura almeno sei mesi, ma non mi lamento. Se penso che faccio lo stesso mestiere di Hemingway e Vargas Llosa, mi sento mancare!

Ha presentato nel salotto letterario di Marciana Marina,   il suo nuovo libro “Appunti di un venditore di donne” e ha firmato le copie e conversato affabilmente con i suoi ammiratori. Ha anticipato che a ottobre uscirà un romanzo  ambientato  nel mondo del calcio. “Chi non ama il calcio non si spaventi perché il romanzo non parla di calcio. È un romanzo breve, che mi è piaciuto scrivere. Una storia di persone, di rapporti fra padre e figli, una storia di redenzione”.

Faletti ha raccontato più volte il suo legame particolare con l’isola d’Elba, dove si rintana a creare i personaggi dei suoi romanzi, e sembra proprio che l’isola degli Ilvati lo ispiri a dovere.  «Mi sono sentito subito accolto come uno di loro. Quando si comincia a invecchiare non si ha più voglia di impiegare il tempo aspettando in macchina che il semaforo diventi verde.

E così finalmente l’ approdo, da dove parte tutto: lavoro, sentimenti, vita. «L’Elba non l’ ho mai vissuta da turista. Adoro l’inverno, mi fermo a guardare la vegetazione, le foglie degli ulivi mossi dal vento, la pioggia che cade di traverso, la costa dei gabbiani».

Il tempo dell’inverno “è il riflesso sul mare nelle giornate nuvolose, il silenzio delle spiagge e le bocche mute delle vetrine dei negozi stagionali chiusi”.

Il tempo dell’inverno è “il tempo degli inviti a cena, delle tavolate di cibo e vino in attesa di”.
L’altro tempo è quello dell’estate con l’orologio “sintonizzato a cronometrare la corsa dei turisti, la frenesia dei quindici giorni di vacanza, le ore di quarantacinque minuti”.

Dalla sua abitazione, a Capoliveri, partono le passeggiate con la moglie Roberta, gli odori, il profumo di rosmarino: «Ogni volta che arrivo c’ è un dettaglio che mi sorprende. Sono meteoropatico e, a seconda del clima, sto in casa, osservo, scrivo. Un ottimo luogo per l’ autodisciplina». “Qui non mi distraggo». «È un’ attitudine a filtrare il mondo, o ce l’ hai o no. Non rinnego Asti, nel tempo però ho sviluppato questa esigenza di mare.

Ho comprato una casa sotto Capoliveri. Quel paesino sulla collina, attraversato da una ragnatela di scale è il mio posto preferito. Altro che i luoghi esotici… E così, a poco a poco, ho iniziato a trascorrere più tempo lì e ad assaporare i ritmi lenti di quest’isola».
«Beh, credo proprio che se sono riuscito a mettermi a scrivere lo devo a questo luogo. Qui ho trovato l’atmosfera adatta a realizzare un sogno che avevo da quando ero ragazzino: fare lo scrittore».

Anche gli elbani mi considerano un po’ uno di loro. In fondo, passo molti pomeriggi a Capoliveri a giocare a carte nel bar della piazza, con i capoliveresi doc. E nel mio posto preferito, la costa dei Gabbiani, dove ci sono le spiagge selvagge e ventose, ho chiesto di spargere le mie ceneri».

E quando non scrive e gioca a carte, che fa?  «Io vado sul Monte Perone, sopra Marciana, un paesino a nord, il più elegante dell’isola, in bicicletta oppure passeggio nei boschi di castagni. Lì è meraviglioso, a volte ti trovi i daini vicinissimi. O vado in barca a vela. Comunque, ci tengo a dire che all’Elba c ’è molto da vedere oltre alle coste».

Una visita a tutti i paesini non va trascurata. A parte quelli di cui ho già parlato ce ne sono altri che sono vere perle. A partire da Portoferraio, il capoluogo, un paese con le testimonianze del soggiorno di Napoleone: Forte Stella, la residenza dei Mulini con un bellissimo teatro del Settecento, il Teatro dei Vigilanti. Ed è anche un porto zeppo di pescherecci che la mattina affollano le banchine a fianco degli yacht. Da non mancare, Marciana e Marciana Alta.

Una tappa per dare uno sguardo al golfo più bello dell’isola va fatta a Marina di Campo anche se è la più modaiola. Ma se dopo un aperitivo volete ritrovare calma e silenzio e fare un tuffo negli anni Sessanta, a pochi minuti c’è San Piero, un piccolo paesino gioiello».

Ci ha convinti. Ma lei in spiaggia non ci va mai? Non le piace? «No, al contrario, mi piace molto. Soprattutto mi piace arrivarci dal mare, in barca.
Anche perché quest’isola a forma di pesce, la più grande dell’arcipelago toscano, ha spiagge molto belle e diverse tra di loro.
Da quella di Norsi, con i sassi neri e bianchi alla Fetovaia, con sabbia bianca e acqua caraibica, a quella con la sabbia nera al lago di Terranera.

La ricca diversità dipende dalla varietà della costa: dirupata e brulla da Marina di Campo a Capo Sant’Andrea, con gli scogli simili al pan di zucchero, ricchi di insenature, e più morbida e verde da Portoferraio a Marciana Marina».

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