Capoliveri, 4 luglio 2012

Il mondo sommerso dell’Isola d’Elba è, da sempre una delle mete più rinomate e celebri per le immersioni, sia con autorespiratore che in apnea.

Grandi campioni dell’apnea profonda hanno legato le loro imprese all’Elba, ottenendovi importanti record di immersione: Jacques Mayol, il compianto “Homo delphinus”, proprio in queste acque, il 23 novembre 1976, è stato il primo uomo a scendere, in apnea, alla profondità di -100 metri.

È oggi possibile  visitare a Capoliveri la sua amatissima casa a picco sul mare, suo ultimo  eremo. Il figlio Jean-Jacques Mayol ha aperto infatti al pubblico Villa Glaucos, quella che era la “casa dei sogni”, il “nido di gabbiani”, come la chiamava suo padre Jacques. La casa è in cima a una scogliera a sud di Capoliveri, a qualche chilometro dalla miniera di Calamita.  Progettata come un luogo per ritrovare se stesso, la custodiva come un sacrario per ritirarsi tra un viaggio e l’altro.

Come ci dice il giornalista Luciano Minerva “Il panorama che si vede dalla casa è semplicemente mozzafiato. Dalla terrazza si vede, guardando a sinistra, la punta dell’Argentario, poi il Giglio, di fronte Montecristo, l’isola più amata da Jacques Mayol, Pianosa e il profilo della Corsica. La sera, dallo stesso punto, si può osservare il tramonto, spesso spettacolare.

Da quella terrazza Jacques vedeva passare i suoi amici delfini, evidentemente su una rotta per loro consueta, se anche in un giorno di metà marzo ne abbiamo visti sei saltare fuori dall’acqua, insieme a Jean-Jacques.”

Le immersioni all’Elba sono stupende anche perché i fondali elbani custodiscono un campionario pressoché completo dell’immenso patrimonio naturalistico racchiuso nel Mar Tirreno; la grande diversità biologica dell’isola è dovuta anche alle varietà delle coste e dei fondali: spiagge piatte e sabbiose, ripide falesie rocciose, secche, fondali dal profilo tormentato ricchi di grotte.

In questi ambienti vive un’incredibile varietà di flora e fauna marina. Le salpe, le donzelle, i tordi, i saraghi prediligono vivere in prossimità delle posidonie. Le bavose, i ghiozzi, le boghe e le pregiate orate vivono principalmente nei primi metri di profondità.

Potremo facilmente incontrare la bavosa per esempio, un pesciolino simpaticissimo: molto apprezzato dai fotografi subacquei proprio per il suo modo di mettersi in posa, per nulla intimorita e spesso  così curiosa da guardarti persino negli occhi quando invadi il  suo mondo, la bavosa  si lascia avvicinare quasi sempre con una certa facilità.

Come ci racconta il giornalista fotografo Francesco Turano “mentre impazzisci a mettere a fuoco con la macchina fotografica subacquea la testolina “cornuta” (e si, questi pesci sono dotati di tentacoli sopra gli occhi, simili a corna), avendo cura di non perdere la nitidezza e la brillantezza di uno sguardo animale che, da solo, ti riempie l’immagine, la bavosa si pavoneggia roteando gli occhi e guardandosi intorno come stupita.

Barattoli di vetro, lattine di pelati, stracci aggrovigliati, pentole, tubi, bottiglie di vetro o plastica semidistrutte, bicchieri, boccali di birra, conchiglie vuote e altro ancora sono tra gli oggetti che per fattura e dimensione sono tane adeguate per un pesce introverso e scontroso, regolarmente aggressivo e anche molto coraggioso, territoriale da morire, specie nel periodo della cova delle uova, momento che vede il maschio particolarmente impegnato e sempre presente con o senza la sua compagna.”

Oppure incontreremo  il polpo, creatura marina che ha ammaliato nelle acque dell’Elba la biologa marina Alessandra Toscano:  “Buffo, istrionico, confidente e sospettoso al tempo stesso, il polpo è la creatura marina che m’incuriosisce di più e alla quale sono maggiormente legata.

Durante le mie uscite di snorkeling spero sempre di fare incontri fortunati (e non immaginate quanto siano frequenti!), per questo, come un detective acquatico, ho affinato nel tempo le strategie di avvistamento. La prima regola è dettata dal buon senso. Se vuoi incontrare una persona, cosa c’è di meglio che presentarsi a casa sua?”

“Ma come è possibile scoprire quando la “casa” è abitata? Semplice: basta osservarne l’esterno. Se, come in una sorta di giardinetto Zen, si scorgono gusci di conchiglie, sassolini e chele di qualche granchio malcapitato, ci sono ottime possibilità che in quella tana il nostro amico a otto zampe (pardon, tentacoli…) abbia preso fissa dimora e magari sia lì, ben nascosto, combattuto tra un’innata curiosità verso l’ospite inatteso e la prudenza a cui lo ha previdentemente allenato madre natura. Provare per credere.”

Non dimentichiamoci che era elbano, per esempio, il polpo più famoso del mondo: il Polpo Paul, il polpo indovino del Mondiali di Calcio del 2008.

Adesso è diventato anche il protagonista di un sito www.elbadipaul.it da cui è tratto l’articolo della Toscano, e di un e-book, La vera storia del Polpo Paul dello scrittore Minerva, acquistabile su Amazon.it

Spero di avervi incuriosito e posso solo invitarvi a provare l’esperienza di tuffarvi in mare: vi regalerà sicuramente delle forti emozioni. Il mio invito è rivolto a tutti, giovani e non più “giovincelli”, tutto quello che serve è un fisico integro e un grande amore per il mare e le sue profondità.